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Seiko alpinist sarb017

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Forer@ Senior
Sin verificar
Si algún compañero lo tiene y cuenta su experiencia, le seré muy agradecido. Parece un icono desde los años '60 y su fama en Japón es grande, en España menos.
Gracias y un saludo a todos.
 
Muchas gracias, Psicoac está en todo, que fenomeno!
 
Yo lo tengo y es un must para los amantes de la firma seiko Jaja que fino me ha quedado...

Coñas a parte, es un relojazo, de verdad, de esos que te puedes poner todos los días y darle tralla que ni se entera. Y de la maquinaria 6R15, que es le que lleva el sumo, ya está todo dicho: muy robusta y fiable.

Y el dial pues muy bonito, el verde cambia de tonalidad según le incide la luz, variando de verde claro a verde oscuro. Quizá uno de sus puntos débiles es el Lumen, que en mi opinión es un poco flojo. Y por supuesto, la correa de piel que trae de fábrica que es una puta mierda, te recomiendo cambiarla por un armis de acero tipo jubilee (los hay en strapcode por unos 100€). El reloj gana MUCHO.

Y otra cosa que me sorprendió del alpinist es el tamaño, se me hizo muy pequeño (estaba acostumbrado a relojes grandotes, el más pequeño de 41 mm de diámetro) y claro al ver el alpinist con sus 38 mm se me quedó pequeño. Pero todo es acostumbrarse...
 
Este reloj es una maravilla.
Para los que no somos de hueso ancho es un acierto total.

Precisamente estoy en búsqueda de un buen armis de calidad.

Te dejo una foto de hace unas semanas.
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Un saludo
 
Si algún compañero lo tiene y cuenta su experiencia, le seré muy agradecido. Parece un icono desde los años '60 y su fama en Japón es grande, en España menos.
Gracias y un saludo a todos.
Icónico, Seiko ha sacado en periodos diferentes el Alpinist, en mi visión una raza diferente y exclusiva, una construcción sólida y sumamente preciso. Muy agradable y distintivo de llevar, me llegaría atrever a decir que nos aproximamos a un GS. Aquí el que poseo con una de las mallas nato que incluye el paquete de fábrica y un tipo croco.IMG_20190205_222506.jpgIMG_20190205_222634.jpgIMG_20190205_222701.jpegIMG_20190205_222729.jpeg
 
Perdón por las improvisadas fotos, no tenia la cámara, , fue con celular que tenia a mano
Icónico, Seiko ha sacado en periodos diferentes el Alpinist, en mi visión una raza diferente y exclusiva, una construcción sólida y sumamente preciso. Muy agradable y distintivo de llevar, me llegaría atrever a decir que nos aproximamos a un GS. Aquí el que poseo con una de las mallas nato que incluye el paquete de fábrica y un tipo croco.Ver el archivos adjunto 660494Ver el archivos adjunto 660495Ver el archivos adjunto 660496Ver el archivos adjunto 660497
 
Con que armis pensais que quede mejor?
 
Relojazo. Compacto, buen calibre, bonito y duro. Muy recomendable.
 
  • #10
A los amantes del Alpinist: he encontrado un post (en italiano) que compite con los mejores. Espero os guste.

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All’inizio degli anni ‘60 Seiko lancia il modello --Alpinist-- セイコーアルピニスト, giunto ora alla settima generazione.

Nel 1961 viene presentato l’Alpinist Laurel con cinturino in pelle, seguito nel 1963 dall’Alpinist Champion 850. Si tratta di orologi a carica manuale, piuttosto rari e ora molto ricercati, soprattutto non sempre facile trovarli in buone condizioni. Dopo una assenza di 30 anni un nuovo modello viene presentato nel 1995, nell’ambito del rilancio da parte di Seiko dei movimenti meccanici di qualità: è completamente ridisegnato ed è dotato del calibro 4S15automatico e caratterizzato dalla scritta --Alpinist-- in rosso (per il mercato estero, probabilmente solo quello asiatico, prenderà il nome di Sport 200). Una corona al 4 permette la rotazione di una ghiera interna che riporta i punti cardinali: è così possibile l'individuazione del Nord basandola sulla posizione del sole. L’orologio rimane però in produzione solo per pochi anni.

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Nel 2003 esce una versione molto tecnica in titanio, l’Alpinist Perpetual Calendar, con movimento al quarzo e lancetta delle 24 ore. Nel 2006 viene presentato il restyling del modello del 1995, dotato ora del movimento automatico calibro 6R15, sempre con la ghiera girevole interna per l’individuazione del Nord. Per la prima volta non appare più la scritta Alpinist sul quadrante, ma è conservata, con il logo, sul fondello. Il modello con il quadrante verde, il SARB017, ha rappresentato uno dei "casi clamorosi" dell'orologeria giapponese: amatissimo dai collezionisti è sopravvissuto da solo nei cataloghi per anni e solo di recente è uscito di produzione. Nel 2010 viene lanciata una versione completamente rinnovata, una nuova veste con la corona di carica al 4, movimento sempre 6R15, sparisce la ghiera interna con i punti cardinali - ora sulla lunetta - e al suo posto il rehaut riporta i Segnali internazionali di Soccorso da segnare sul terreno in caso di emergenza. In anni recenti quello che sembrerebbe il naturale erede degli Alpinist, il modello della serie SARG00*, perde invece tale denominazione, che viene attribuita ad un orologio digitale tecnico/sportivo con funzioni avanzate.

Oggetto del topic sono i Seiko --Alpinist-- degli anni '90, ora che tutti e tre i modelli usciti allora sono finalmente entrati a far parte della Sezione giapponese della mia piccola collezione... Per la loro scritta rossa questi orologi sono oggi conosciuti presso appassionati e collezionisti come i "Red Alpinist"...

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Alpi e alpinisti.

Il nome Alpinist trae senza dubbio origine da una serie di catene montuose del Giappone, denominate Alpi Giapponesi, che dividono in due l'isola principale di Honshu. Il nome fu coniato da William Gowland, il padre della archeologia giapponese, e successivamente diffuso da un missionario inglese, il reverendo Walter Weston. Quando Gowland coniò il nome, tuttavia, faceva riferimento solo ai monti Hida, mentre oggi le Alpi Giapponesi comprendono i Monti Hida, Kiso e Akaishi. La vetta più alta della catena è il monte Hida 3190 m. Con il Monte Fuji, cono vulcanico e cima più elevata del Giappone, le Alpi Giapponesi rappresentano il sistema montuoso più importante del paese, meta privilegiata di escursionismo e spedizioni alpinistiche.

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https://it.blurb.com/books/1951217-the-japan-alps - www.treehugger.com/culture/snow-cou...te-regions.html

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http://fi.wikipedia.org/wiki/Tiedosto:Loca...panese_Alps.png - http://wearelandrich.blogspot.com/2011/02/holy-snow.html

Evidentemente il nome Alpinist non può non evocare le Alpi per antonomasia, la catena di montagne spina dorsale del continente europeo, barriera quasi invalicabile, luogo mitico e terribile in passato, scoperto e divenuto territorio aperto, di insediamento stabile, di grande transito, di studio, di esplorazione, di godimento della sua bellezza solo negli ultimi secoli; luogo che - pur conosciuto oramai nella sua interezza - conserva territori desolati e selvaggi dove ancora oggi ci si può inoltrare senza incontrare anima viva in giorni di cammino. Quel nome - Alpinist - ha quindi anche per noi un fascino indiscutibile, e pur essendo dedicato a luoghi lontani lo fa sentire nostro e ci unisce in un sentire comune a tutti gli esploratori delle montagne del mondo...

Seiko Alpinist: l’orologio è quindi dedicato a colui che va in montagna, anche su sentieri impegnativi, a volte estremi, camminando o arrampicando, vivendo in pieno l’esperienza del percorso, dell'avvicinamento, per giungere poi alla meta desiderata: ancora una volta, secondo me, si coglie in un oggetto orientale un aspetto filosofico di ricerca e di contemplazione, più che di sfida.... perché niente come il cammino in alta quota sui sentieri selvaggi ben si concilia con meditazioni profonde che ci possono portare alla "visione del cuore delle cose".... e mentre altri orologi tecnici andrebbero riposti nel cassetto dopo l’impresa, per la sua foggia elegante l’Alpinist può rimanere sul polso anche nell’uso quotidiano, come se l’esplorazione non terminasse mai....

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Seiko, gli Alpinist e l’industria della orologeria giapponese negli anni '90.

Ho ritenuto fosse interessante aggiornare la discussione per contestualizzare meglio la collezione dei Red Alpinist in quel particolare momento storico per Seiko e per l'industria giapponese dell'orologio che sono gli anni '90, con uno sguardo anche alle conseguenze e alla situazione dopo l'anno 2000. Questo ho potuto farlo, sei anni dopo la prima stesura, grazie alla consultazione dei cataloghi Seiko dell'epoca e del libro di Pierre-Yves Donzé sulla storia dell'orologeria giapponese dal 1850 ai nostri giorni, uscito nel 2014 e intitolato "Rattraper et dépasser la Suisse", testo fondamentale e penso praticamente unico in lingua non giapponese per chi voglia approfondire con serietà l'argomento e dal quale ho tratto gli elementi storici che mi interessavano. L'analisi incrociata di questi documenti mi ha permesso di arrivare a una nuova definizione della collezione Alpinist e di quelle ad essa contemporanee: sorprendentemente si scopre che queste collezioni hanno un carattere quasi pionieristico ed esplorativo e con il ruolo di apripista per il futuro rilancio da parte di Seiko dell’orologeria di alta qualità.

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Nella prima metà degli anni '80 Seiko conosce una crescita formidabile su tutti i mercati e diviene in quel momento il primo produttore mondiale di orologi. Cavalcando la "rivoluzione del quarzo" della quale seppe essere interprete perfetta con scelte strategiche fondamentali portate avanti con una determinazione e una convinzione che era mancata ai rivali, giunse a quel traguardo che trenta anni prima Shoji Hattori, il figlio di Kintaro Hattori, si era prefissato in modo perentorio: raggiungere e superare la Svizzera, prima rivaleggiandonella qualità degli orologi meccanici e poi primeggiando con gli orologi al quarzo. Shoji Hattori sarà l'artefice di questa conquista. Negli anni seguenti il mantenimento di questa posizione però comincia a rivelarsi problematico. In quel momento i tre principali attori sulla scena mondiale dell'orologeria sono la Svizzera, Hong Kong e il Giappone. Dopo la catastrofica crisi degli anni '70, e con il pragmatismo che l'ha sempre contraddistinta, la Svizzera attua un profondo e non indolore lavoro di ristrutturazione e di riposizionamento nell'alta gamma che gli permette di riguadagnare la competitività e supremazia del passato; Hong Kong diviene invece una realtà consolidata e con autonomia tecnologica, posizionandosi come leader nella media gamma e nell'enorme mercato dell'orologio "fashion watch", soprattutto grazie ad una vastissima rete mondiale di produzione e distribuzione, arrivando di fatto a superare il Giappone. Per quanto riguarda il Giappone si assiste nel decennio successivo ad una perdita di competitività e ad un crollo delle esportazioni, che si dimezzano, non spiegabili solo con la massiccia delocalizzazione all'estero della produzione. In quegli anni l'industria giapponese dell'orologio sembra restare largamente ancorata al paradigma tecnologico: le questioni tecniche, produttive e di prezzo del prodotto sembrano prevalere sugli aspetti di marketing, di immagine del marchio e sulle strategie di posizionamento nei mercati mondiali, elementi che sono invece tenuti in gran conto e alla base del successo dei concorrenti svizzeri e di Hong Kong. Donzé fa notare che in quegli anni i consigli di amministrazione dei marchi giapponesi sono quasi esclusivamente formati da tecnici e ingegneri, mancano figure riferite al marketing o alla immagine. Per gli industriali giapponesi questi aspetti risultano secondari. Seiko, Citizen, Casio sono impegnati nello studio e nella commercializzazione di nuove tecnologie, il solare, i radiocontrollati, il quarzo automatico tipo Kinetic, lo Spring-Drive, i Gps.

All'inizio degli anni '90 i cataloghi Seiko sono quindi dominati dagli orologi al quarzo, quarzi analogici o digitali, a batteria, AGS/Kinetic o Solar, dai più semplici solo-tempo fino ad arrivare ad una vastissima offerta di modelli tecnologici o professionali, come ad esempio i Landmaster, i Flightmaster, gli Scubamaster, i Diver’s, gli Scuba Professional (Tuna) ecc. L’offerta di movimenti meccanici non mancava ma era più contenuta, con modelli caratterizzati da movimenti decisamente economici. Ci sono anche gli storici e prestigiosi Grand Seiko, per ora ancora al quarzo.
Parallelamente alla presentazione quasi ossessiva di nuove tecnologie si assiste al ritorno di Seiko nel settore dei movimenti meccanici di alta gamma. Questa nuova fase, che ha ufficilamente inizio nel 1999 con il lancio di una nuova generazione di GS - Grand Seiko automatici e manuali, è però preceduta verso la metà degli anni '90dalla apparizione di alcune collezioni particolari caratterizzate da nuovi movimenti meccanici di alta qualità, collezioni che sono rivolte esclusivamente al mercato interno giapponese e che sembrano avere un carattere esplorativo o sperimentale quasi a voler porre le basi per futuri sviluppi stilistici e tecnici. Pur continuando la casa a seguire senza tentennamenti la strada tracciata dei movimenti al quarzo nelle forme più evolute, Seiko vuole promuovere i movimenti meccanici di alta qualità per un pubblico più largo, o comunque di innescare un nuovo atteggiamento verso questo tipo di orologi. Queste collezioni andranno ad esaurirsi proprio in concomitanza del lancio nel 1999 - dopo due decenni di assenza – dei nuovi GS - Gran Seiko meccanici, per i quali vengono approntati i prestigiosi calibri 9S, movimenti di qualità “Chronometer”.

Nel 1993 appaiono i primi pochi modelli di foggia molto classica ed elegante, con i nuovi movimenti di classe superiore 4S25 o 4S35 automatici e 6810 manuale, orologi offerti comunque a prezzi di tutto rispetto. Si tratta all'inizio di una decina di modelli, genericamente denominati "Automatic".

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Nel 1995 in un aggiornamento al catalogo Generale Seiko del primo trimestre viene annunciata una "New Line Up" e vengono presentati per la prima volta i Seiko Alpinist con le tre varianti di quadrante nero, albino e verde, e i Seiko Titanium Scuba 200m con quadrante nero e albino. Queste due collezioni saranno sempre accomunate tra di loro, a sottolineare una base progettuale condivisa. Le univa l'adozione del nuovo calibro automatico 4S15 (versione aggiornata del calibro 52 Daini Seikosha degli anni ‘70) e un prezzo di vendita piuttosto vantaggioso, in modo che questi orologi potessero avere una maggior diffusione. Un atteggiamento veramente lungimirante da parte di Seiko. La qualità delle finiture e soprattutto il movimento montato ponevano però decisamente gli orologi di queste collezioni su un livello superiore. Non si tratta di un errore di valutazione o di posizionamento nella gamma, ma così facendo Seiko intendeva promuovere la qualità attraverso degli orologi di pregio accessibili - per quanto possibile - a tutti. Infatti, superata la fase "promozionale" questi movimenti torneranno ad essere riservati dopo il 2000 quasi esclusivamente a orologi di alta gamma. Nello stesso anno vengono presentati i primi modelli della collezione SUS rivolta ai giovani, per ora si tratta solo di orologi al quarzo.

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Nel 1996 tutti i modelli di Alpinist e Titanium Scuba 200m sono presenti nei cataloghi.

Nel 1997 sono presenti i tre Alpinist, mentre rimane in catalogo solo lo Titanium Scuba 200m con quadrante nero. Vengono presentati per la prima volta i SUS con movimento automatico 4S15, noti poi come i "SUS Military", che vanno ad aggiungersi ad una collezione molto variegata composta da quarzi e AGS, collezione che avrà il compito dichiarato di creare una cultura e un nuovo atteggiamento dei giovani giapponesi verso l'orologio di alta qualità.

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Nel 1998 continuano ad essere presenti i tre Alpinist e l'unico Titanium Scuba 200m; la collezione SUS si arricchisce del GMT con movimento automatico 4S12, mentre il SUS Military appare nei cataloghi per l'ultima volta: la sua produzione si limiterà infatti solo ai due anni 1997/1998. Al 1998 risale anche un Seiko GMT con movimento automatico 4S12 e realizzato in tiratura limitata; la cassa monoblocco di questo GMT riporta la scritta "Case made in China", ed è sintomo dei grandi cambiamenti strutturali che stanno interessando l'industria giapponese proprio in questi anni. Un altro automatico con movimento Seiko 4S15 di quell'anno è un orologio del marchio GSX, con finiture eseguite a mano, a sottolineare il ritorno alla cura e alla alta qualità artigianale dei prodotti. Il largo uso da parte di GSX anche di componentistica Seiko (casse, movimenti, ecc) fa pensare che si tratti di un marchio strettamente imparentato con Seiko, ma con autonomia propria.

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Nel 1999 esce dal catalogo l'Alpinist con quadrante verde, restano quelli coi quadranti nero e albino nonchè l'unico Titanium Scuba 200m; nel volume 1 del catalogo 1999 vengono presentati per la prima volta i GS - Grand Seiko con movimento automatico 9S51.

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Nel 2000 anche il Seiko Titanium Scuba 200m nero non è più presente nei cataloghi: questo bellisimo sub in titanio rimane quindi in catalogo per cinque anni. Non ho avuto modo di acquisire i cataloghi degli anni successivi ma è molto probabile che si tratti anche dell'ultimo anno di presenza degli Alpinist. Allo stesso modo anche gli "Automatic" presentati nel 1993 si riducono nel catalogo del 2000 a due soli modelli.

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Dopo il 2000 - Con la presentazione dei primi GS - Grand Seiko automatici si può dire che ha quindi simbolicamente inizio il nuovo corso del marchio, con il ritorno dell'orologeria meccanica di qualità e l’orientamento deciso verso l'alta gamma. Se è vero però che in termini di vendite globali sui i mercati esteri le vendite di questo tipo di orologi passa dal 10,9 % del 1992 al 4,5 % del 2000 per restare stabile su questo valore nel decennio successivo, sul mercato interno giapponese gli orologi meccanici venduti passano dal 1.7 % del 1992 al 17.2 % del 2000 al 31.4 % del 2010! In termini di valore medio dell'orologio venduto sul territorio giapponese si passa addirittura dai 3067 yen del 1992, ai 30024 del 2000 ai 42107 del 2010 (fonte P.Y. Donzé, citato). L'obiettivo dichiarato di Seiko è quello di riprendere la concorrenza all'orologeria svizzera nel settore dell'orologio di alta gamma e, come già avvenuto negli anni '70 quando per lo stesso motivo Hattori aveva iniziato una strategia di diversificazione nell'ambito dell'orologio di lusso con la creazione di Credor e con l'acquisizione del marchio Lassale, l'intento da parte di Seiko è quello di attaccare l'orologeria svizzera esclusivamente sul mercato domestico. Il motivo è così descritto da Donzè nel suo libro:

La mancata volontà degli orologiai giapponesi a lanciare i loro orologi di lusso sul mercato mondiale si può spiegare con la congiuntura particolare che conosce il Giappone durante il periodo della "bolla economica" (1986-1991). E' diventato il primo mercato del lusso mondiale e resta una base essenziale alla crescita delle imprese europee della moda, della orologeria e della gioielleria. Nel momento in cui l'industria dell'orologeria svizzera non ha ancora cominciato il suo riposizionamento verso il lusso, il valore medio dell'orologio completo esportato in Giappone, che era stabile a 267 franchi nel 1980-1987, passa immediatamente da 255 franchi del 1988 a un massimo di 523 franchi nel 1991, nel quadro di un mercato in fortissima espansione le esportazioni orologiere svizzere destinate al Giappone passano da 197,5 milioni di franchi nel 1987 a 631 milioni nel 1991. E' in questo contesto che bisogna cogliere la scelta di diversificazione verso il lusso delle società giapponesi. Per una impresa come Hattori è essenziale di non abbandonare il proprio mercato domestico ai rivali svizzeri. La battaglia del lusso ha luogo sul territorio giapponese, ragione per la quale i fabbricanti di orologi di questo paese vi ci si concentrano. Ora, questa strategia si avvererà senza futuro. Nel momento in cui il mercato giapponese entra in un periodo di stagnazione e poi di decrescita, le imprese come Hattori, che non hanno adottato delle strategie di riposizionamento su scala globale, al contrario dei rivali svizzeri, sono incapaci di conoscere una espansione sui mercati stranieri. La situazione è similare con il lancio degli orologi meccanici di alta gamma dopo il 2000. L'obiettivo è limitato al mercato domestico e questi prodotti non si iscrivono in alcuna maniera nel seno di una strategia di riposizionamento e di costruzione del mercato globale. (Pierre-Yves Donzé, pag. 426, 427)

Inseguendo ossessivamente il primato tecnologico l'industria giapponese non sembra per nulla interessata alla costruzione di una nuova immagine globale ma anche alla costruzione di una rete di distribuzione e di canali di promozione che si dimostrano di importanza fondamentale e alla base della competitività sui mercati mondiali dei grandi protagonisti dell'orologeria. A fronte di queste difficoltà nel settore del marketing e della distribuzione, le industrie giapponesi si concentrano sulla ristrutturazione del sistema di produzione, ritenendo che un abbassamento dei costi di fabbricazione possa far loro ritrovare la competitività perduta. La svolta fondamentale dell'industria giapponese dopo gli anni '90 è il passaggio dalla fabbricazione di orologi completi a quella di produttore di movimenti, nell'ambito di un vastissimo trasferimento della produzione soprattutto verso la Cina. La conseguenza di tutto ciò è un forte rialzo dei volumi di produzione, e contemporaneamente di una caduta del valore medio del singolo pezzo. La parte di movimenti prodotti destinati alla vendita arriva intorno al 2000 al 85.6% e di questi il 99.3% sono movimenti al quarzo, dove si assiste ad una caduta dei quarzi digitali a favore di quelli analogici, dei quali i giapponesi diventano produttori specializzati. A fronte delle difficoltà emerse nella commercializzazione di orologi finiti, l'industria giapponese si specializza dopo il 2000 nello sviluppo e produzione di prodotti semi-lavorati dall'alto valore aggiunto, movimenti di alta complessità tecnica, esportati in Cina per essere assemblati direttamente o tramite intermediari della Corea del Sud e di Taiwan. La produzione di tutti quegli elementi che vanno sotto il nome di habillage, casse, quadranti, bracciali ecc, avviene nel Sud Est asiatico e in Cina. Anche la distribuzione viene lasciata a società con base a Hong Kong. Alla fine degli anni '90 si assiste quindi a questo fenomeno: i movimenti vengono esportati all'estero, dove sono assemblati con componentisticaprodotta all'estero, e non più come avveniva in precedenza quando il Giappone si approvvigionava di componentistica estera per orologi terminati in Giappone. Il fortissimo calo di orologi e movimenti prodotti ed esportati è quindi da intendersi come conseguenza di una riorganizzazione globale del sistema di produzione piuttosto che come fenomeno di deindustrializzazione. Non è il caso qui di entrare nel dettaglio dei profondi mutamenti del settore industriale dell'orologio giapponese negli anni successivi. Le industrie giapponesi diventano delle holding organizzate su scala globale, con funzione di coordinamento delle varie società che le compongono, soprattutto con nuovi enormi interessi in nuovi settori che diventano addirittura predominanti su quello storico dell'orologeria.

Gli anni recenti sembrano comunque segnare una nuova svolta per Seiko. La creazione del marchio autonomo Grand Seiko non fa che confermare il deciso indirizzo verso l'alta gamma intrapreso all'inizio degli anni 2000, soprattutto per i prodotti "Made in Japan", e per quanto visto anche durante gli ultimi Baselworld, secondo me Seiko pare decisa a recuperare il tempo perduto nella creazione di una nuova immagine a livello planetario sfidando la concorrenza svizzera con proposte di altissimo livello. Oggi possiamo però dire con buona certezza che è anche ai Red Alpinist oggetto della discussione che Seiko si affida verso la metà degli nni '90 per iniziare a rilanciarsi nel settore degli orologi meccanici di alta qualità. Due anni dopo, nel 1997, arriveranno i favolosi SUS automatici, perché si possa diffondere anche tra i giovani la cultura dell'orologio meccanico, seguiti dalla versione GMT l'anno dopo. Sarà poi a partire dal 1999 che arriveranno i GS - Grand Seiko automatici e manuali, dando il via definitivo ritorno in grande stile di Seiko nel settore degli orologi meccanici di alta qualità.

SPOILER (clicca per visualizzare)


I Seiko --Alpinist-- degli anni ‘90.... i miei "Red Alpinist".

Con l’ultimo arrivato - un acquisto insperato considerata la rarità dell’orologio - giunge a compimento la mia collezione dei Seiko Alpinist degli anni '90: tutti e tre i modelli usciti allora e presenti nei cataloghi di quegli anni sono rappresentati: li caratterizza il nuovo movimento automatico cal. 4S15 (in realtà versione aggiornata del leggendario calibro 52 Daini Seikosha degli anni ‘70 nelle sue varie declinazioni, 5206, 5216, 5246 ecc.), la scritta rossa, le lente magnificatrice, il quadrante nero, albino o verde con la ghiera girevole all'interno per la determinazione approssimativa del Nord, le sfere cathedral declinate ad ad ali di mosca. Ognuno ha avuto un diverso destino collezionistico: quello col quadrante nero è il più desiderato, deve la sua fortuna al suo aspetto "tecnico" ma è anche quello relativamente più facile da reperire; quello col quadrante albino è meno comune e molto elegante; quello con il quadrante verde è decisamente il più raro e affascinante degli Alpinist, uscito di produzione prima degli altri due e quasi sconosciuto ai più in questa prima versione. Anche lo Sport 200 venne presentato nelle tre tipologie di quadrante, si tratta anche in questo caso di orologi molto ricercati.

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Seguendo l'ordine in cui li ho acquistati, il primo arrivato è stato l'Alpinist 4S15-6000 Ref. SCVF007 col quadrante crème o "albino"; le sue condizioni praticamente perfette (salvo qualche segno sul vetro) erano già visibili nelle foto del venditore (foto splendide, probabilmente tra le migliori di ebay, un vero esempio su come proporre in vendita un orologio) e mi hanno spinto all'acquisto anche se nella graduatoria avevo il nero come primo.... Le sfere e gli indici dorati si perdono nel colore del quadrante, ma l’insieme è decisamente equilibrato ed elegante. La cassa, dalle forme e dimensioni classiche (37 mm), è in tre sezioni - fondello, castello e lunetta - lucidata e con satinatura nella parte superiore delle anse; la corona di buone dimensioni è protetta dalle spallette che fuoriescono dalla carrure in modo molto armonico... diciamo che Seiko sa guardare molto bene alla lezione degli orologi del passato... Molto bello il bracciale satinato, con il marchio Seiko all’interno e anonimo sulla scatoletta.

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Una ghiera girevole interna è azionabile mediante un'altra corona posta al 4 e serve per la determinazione approssimativa del Nord avendo come riferimento la posizione del sole: per esempio, al mattino, supponiamo che sono le ore 10.00, bisogna puntare la sfera delle ore (che indica le 10.00) verso il sole, ruotare la ghiera mediante la corona al 4 in modo che il Sud venga a trovarsi a metà strada sull'arco che va dalle ore 10.00 alle ore 12.00...... sulla ghiera, opposto al Sud si troverà il Nord.

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La corona non è vite come quella principale, e questo aspetto - come evidenziato in una discussione passata - sembra una contraddizione e lascia un po’ perplessi sulla effettiva capacità di tenuta alla pressione d’acqua dichiarata, 20 bar. Si potrebbe allora dire che la guarnizione di questa corona non subisce stress particolari tali da comprometterne l’integrità e la durata, considerato che non viene estratta e viene solo ruotata saltuariamente, mentre la guarnizione della corona principale, nelle varie operazioni di estrazione e di rimessa all’ora, subisce ben altro trattamento, uno stress a volte quasi quotidiano, tale da giustificare una maggiore protezione. Resta il fatto che l'orologio è un Water Resistant e non un Diver, e quindi i 20 bar sono comunque ampiamente garantiti per l'uso al quale è destinato.

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Il secondo acquistato è stato quello col quadrante nero, l'Alpinist 4S15-6000 Ref. SCVF005. L’orologio si presenta come uno strumento tecnico dissimulato sotto una veste classica ed elegante, caratteristica che lo ha fatto paragonare al Rolex Explorer: effettivamente l’Explorer è, già nel nome e per la sua storia, legato alle imprese alpinistiche, ma è anche uno dei Rolex più belli, se non altro per la perfezione ed il rigore formale che per la casa coronata restano una cifra distintiva che ha fatto scuola, inutile negarlo.... E’ soprattutto nella raffinatissima e ben equilibrata grafica del quadrante che questo Alpinist riesce a manifestare la sua vera vocazione. Gli indici e le sfere nonché il datario sono color argento; gli indici sono triangolari e triziati e associati alla cifra dei minuti; il quadrante nero opaco è poi attraversato da sottili linee nere lucide che si diramano dal centro, ricordando un po’ la rosa dei venti e rimarcando così il carattere di bussola rivestito dall'orologio.

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Uno degli elementi caratteristici degli Alpinist degli anni ‘90 sono le sfere. Esse discendono dalle classicissime sfere cathedral, usate in ogni epoca e viste molto spesso sugli orologi militari da polso. Prendono probabilmente il nome dal fatto che richiamano con la loro foggia (specialmente quella delle ore) l’orditura delle slanciate vetrate o gli elementi architettonici delle cattedrali gotiche.

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http://jlc.watchprosite.com/show-forumpost.../ti-510841/s-0/

Seiko attua però qui una personalizzazione che da sola basterebbe a rendere esclusivo l'orologio: la sfera delle oreè sovradimensionata perché è quella importante che servirà a cercare il Nord, è un ovale irregolare con due nervature ad arco che si uniscono in direzione dell'indice (le nervature impediscono che una superficie troppo ampia di materiale luminescente possa frantumarsi); la sfera dei minuti è più classica, di larghezza più regolare e termina a punta; quella dei secondi è elegantissima, esclusiva nel disegno, con la coda sagomata e la parte terminale a goccia.

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L’Alpinist nero non sarà più riproposto in queste forme nel restyling del 2006 (sostituito dal SARB015), mentre gli altri due (quelli con il quadrante crème e verde) resteranno sostanzialmente inalterati, salvo l’eliminazione della scritta rossa e l’adozione delle sfere cathedral classiche.

L’orologio è arrivato con la scatola e con la dotazione raffigurate nelle foto che seguono. La ricerca in internet mi ha restituito sempre immagini con vari tipi di scatole, a volte decisamente improbabili, ma credo che la mia possa trattarsi della confezione originale, confermata anche dalle immagini di un Alpinist venduto di recente su un sito giapponese ed esattamente con la stessa configurazione: c’è la garanzia, ci sono le istruzioni, il supportospartano in gommapiuma, ci sono le maglie aggiuntive del bracciale, c’è il famoso panno per aver curadell’orologio al rientro delle escursioni. Con questa scatola era quasi certamente venduto il Seiko Titanium 200 della stessa epoca. Resto comunque in attesa di una conferma definitiva da parte di chi può avere notizie certe.

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Ed ecco l'ultimo, l'Alpinist 4S15-6000 Ref. SCVF009 con il quadrante verde. Le foto del venditore erano davvero pessime, ma si notava il bel cinturino in pelle, originale; in tutte le foto la corona era svitata dando la tragicaimpressione di una corona che... non si avvita più... e poi la descrizione, che il traduttore di Google mi restituiva esattamente così:

36mm (diametro della cassa corona di circa non incluso) si ha un po 'graffi, sporco, ecc saranno utilizzati in modo ※. ※ Se siete alla ricerca di un nuovi prodotti equivalenti, l'offerta di nervoso Si prega di astenersi dal...

...insomma, abbastanza strampalato ma sufficientemente chiaro per capire che ...se siete alla ricerca di un orologio nuovo questo non fa per voi ....si prega di girare alla larga... fin troppo onesto... Era però l’occasione di completarefinalmente la raccolta, accettando anche uno stato di conservazione non ottimale pur di poter vedere i tre orologi uno a fianco all’altro come da catalogo (quella della collezione completa è una mania alla quale non riesco a sottrarmi dai tempi delle figurine di UFO) ...ho pensato che la cassa che avevo acquistato qualche tempo fa mi sarebbe ora tornata utile per sostituire le parti ammalorate ecc. ecc..... Il 7 giugno l’orologio è stato prelevato a Tokyo da Fedex, l'8 giugno era a Parigi, il 9 e 10 giugno - sabato e domenica - ha gironzolato un po’ per città e paesi tra la Germania ed il varesotto... e il lunedì 11 giugno mi è stato consegnato.

Ho aperto il pacco e la sorpresa è stata che l’orologio era splendidamente conservato, non nuovo ma di quelli usati poco e con cura dai loro proprietari, se qualche segno d’uso c’era era davvero minimo, solo il cinturino con qualche accettabile screpolatura nella parte inferiore... insomma, il venditore forse aveva un po' esagerato, oppure aveva giocato la sua orientale "visione del cuore delle cose"....

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I forumisti che possiedono la versione 6R15 del verde parlano di un quadrante con un colore entusiasmante, in grado di cambiare tonalità a seconda della luce, ed in particolare di essere più chiaro con le basse luci e di scurire con le alte luci, assumendo in questo caso - per esempio alla luce del sole - un colore verde intenso, profondo, sul quale risaltano sfere ed indici d’oro, il tutto con un effetto estremamente elegante. Certamente a fare la differenza c’è la scritta rossa, quasi smaltata e leggermente in rilievo, graficamente tra le più belle che mi sia capitato di vedere su un orologio, creata negli anni ‘60 e abbandonata da Seiko nelle versioni recenti. La scritta rossa negli anni ‘90 aveva un suo motivo, sottolineava come abbiamo visto una categoria di orologi con movimento di alta qualità ma anche di relativa bassa tiratura... Con la versione 6R15 Seiko ha voluto allargare il target creando un orologio che potesse avere una maggior diffusione, per un utente forse più generico, e per questo motivo lo ha reso un pò più anonimo eliminando la scritta Alpinist sul quadrante: resta il fatto che anche la versione con il 6R15 non manca certo di interesse, il movimento è di pregio, il bracciale migliorato, e non mi dispiacerebbe proprio affiancare ai miei tre il SARB015, che è decisamente un omaggio riuscito anche alle prime versioni degli anni ‘60..

Alcune immagini dei tre Alpinist insieme:

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Il movimento Seiko calibro 4S15 automatico.

I Seiko Alpinist degli anni ‘90 si caratterizzano per la presenza dell’esclusivo movimento di alta qualità, il nuovo calibro 4S15, 25 rubini, 28'800 A / h, modulo automatico integrato, regolazione fine con vite eccentrica, antishock Diashock sul bilanciere, sistema Diafix su ruota di scappamento e ruota dei secondi, spirale termo-compensata, carica manuale, funzione hacking. Si tratta della riedizione, introdotta nel 1993, del calibro 52 dell’inizio degli anni ‘70. Questo movimento venne espressamente concepito dalla Daini Seikosha per agevolare con i suoi componenti la regolazione fine delle versioni di tipo "Chronometer" montate sui KS-King Seiko, in una sorta di contrapposizione con i GS-Grand Seiko della Suwa Japan.

I strongly believe that 52 King Seiko special chronometer quality exceeded Grand Seikos. The brand name "King Seiko" was the symbol of Daini-Seikosha. In the '70 era, the quartz watch sale became very rampant. At that stage, Daini Seikosha thought that the 52 caliber was the last chance to produce for mechanical watches, and thus, they felt that they should produce a superior caliber to remain part of the watch history.
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Come detto sopra il movimento è dotato di un antishock tipo Diashock sull’asse del bilanciere, il classico sistema Seiko per ammortizzare gli urti assiali e, in parte, anche radiali. Pur assomigliando a quest’ultimo, quelli sulla ruota di scappamento e sulla ruota dei secondi (quarta ruota) sono dei Diafix, cioè sono sistemi di fissaggio della pietra di controperno (la quale permette al perno dell’asse di lavorare anche di punta e non solo sul fianco contro il rubino forato): la pietra è tenuta in posizione da una molla uguale nella forma a quella dei Diashock, ma più piccola. Come si vede nella immagine seguente, tratta da una scheda tecnica Seiko, i classici Diafix largamente utilizzati da Seiko sui suoi movimenti di qualità hanno una molla con forma a forcella (fig. 1-6), visibile anche nelle immagini della bella e importante discussione pubblicata pochi giorni fa da Riddle. Una nota nella scheda tecnica però avverte che ....there is another type of diafix which has same frame and spring with diashock’s (fig. 7): questi sono i rari Diafix usati su questo movimento e sul predecessore cal. 52.

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http://thewatchsite.com/files/Casing%20Gui...o%20watches.pdf

Per capire una volta per tutte come stavano le cose, ho allora smontato i due sistemi Diafix e Diashock da un calibro 52 che avevo a disposizione e ne ho fotografato i componenti.

Nella foto grande si possono vedere - da sinistra - un Diafix ancora montato sulla ruota dei secondi, con la pietra di controperno tenuta in posizione dalla molla; di seguito, dopo aver tolto il Diafix, sulla ruota di scappamento rimane il castone fisso con il rubino forato; a destra, in corrispondenza del bilanciere, si può vedere il perno dell’asse del bilanciere che fuoriesce libero dopo aver rimosso tutto il sistema antishock; nelle due foto piccole si possono vedere, a sinistra, la pietra di controperno e la molla del Diafix; a destra il castone mobile sul quale, all’estremità inferiore, è fissato il rubino forato, poi la pietra di controperno, libera e che andrà alloggiata in una sede all’estremità superiore del castone, tenuta bloccata dalla molla del Diashock (ragazzi! non è semplice spiegarle queste cose ma spero che si capisca...). Nella foto conclusiva un raffronto tra gli elementi che costituiscono un classico Diaschock e quelli di un Diafix per 52/4S.

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Per quanto ho potuto vedere fino ad ora, questi Diafix "anomali" sono stati montati solo sui movimenti 52 e 4S, e questa cosa ha contribuito a rendere celebri ed esclusivi questi movimenti nati espressamente per le regolazioni delle versioni Chronometer. Sul motivo posso solo fare qualche ipotesi personale: una è che la molla tipo Diashockcomprime la pietra in tre punti equidistanti e quindi in modo più uniforme rispetto alla Diafix, che sembrerebbeavere due punti di contatto certi; la seconda è che questa molla potrebbe avere una sua capacità di deformarsi maggiore di quella a forcella e forse, in certa misura, la capacità di assorbire - più che ammortizzare - gli urti anche senza essere un antishock vero. In conclusione potrei dire che anche l'immagine forte e di qualità di questi movimenti ha contribuito al successo collezionistico di questi orologi, che si basa su un apprezzamento meditato che si è costruito nel tempo.


Conclusione.

Di seguito due foto con tutti i 4S15 scritta rossa della mia collezione: a sinistra i tre Alpinist con il 200m Diver Titanium, e nell’altra i tre Alpinist, il Titanium 200m, e i due SUS, il militare ed il GMT (4S12).

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I "Red 4S15": il Titanium 200, l'Alpinist e il SUS:

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Con questa discussione si conclude la mia camminata sui sentieri dei Seiko degli anni '90 con movimento 4S; le notizie da me fornite non hanno valore assoluto ma rimangono una mia interpretazione degli elementi che avevo a disposizione: altrimenti non avrei potuto fare e ritengo comunque che si tratti di un buon passo avanti rispetto alla prima stesura del 2012. Ogni contributo, considerazione, correzione anche e soprattutto sugli aspetti tecnici sono benvenuti.
 
  • #11
Muchas gracias Nostromo, es una pasada el artículo. Ya lo he guardado para irlo traduciendo.
 
  • #12
Muchas gracias Nostromo, es una pasada el artículo. Ya lo he guardado para irlo traduciendo.
Te agradezco Cameros pero la nota en italiano la bajo Cooper, es a él a quien hay que agradecer. Un cordial saludo
 
  • #13
Comodísimo,apenas notas que lo llevas.Eso si,yo le puse un jubilee de Strapcode que lle va que ni pintado.El movimiento muy fiable y sus 200 mtrs. lo hacen un todoterreno...en fin una compra maestra.
 
  • #14
Al final llegó el reloj y el armis que creo sea el suyoIMG_0493.jpg
 
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